martedì 17 settembre 2013

Primo round della chemio per la recidiva epatica



Alcune infermiere dello IOV
Scrivo questo post perché, come volontario di (Chiama) Informazione come cura, penso  possa essere di aiuto, come gli altri che ho postato, alle persone sottoposte a chemioterapia. Paragonare una cura chemioterapica ad un incontro di pugilato può sembrare fuorviante, ma in realtà in entrambi i casi abbiamo un avversario da sconfiggere, il cancer nel nostro caso, e dei round da affrontare; la differenza sta che nel pugilato i round sono definiti (10 o 12), nella chemio sai quando cominci e non  quando finisci. Dopo la gastrectomia del 3 dicembre 2010 avevo fatto la chemio adiuvante all'Ospedale di Piove di Sacco con l'ottimo e umano oncologo dott. Adriano Fornasiero e la sua equipe.
Ad inizio 2013 i miei marcatori, che erano sempre rimasti tranquilli, hanno cominciato a muoversi e dopo vari esami gli oncologi hanno compreso che avevo una recidiva a livello epatico, vedi qui. Quindi si rendeva necessaria una nuova terapia chemioterapica; di chirurgia non se n'è parlato forse perché non c'era un unico nodulo, ma quattro. Questa volta ho chiesto, però, di essere seguito allo IOV, sia per problemi logistici e familiari e sia perché non so quanto durerà questo nuovo match.
La prima seduta chemioterapica l'ho fatta il 22.08.2013, dopo una settimana passata nella meravigliosa Valle Aurina. Son arrivato allo IOV alle ore 8.00, ho saltato il prelievo del sangue perché avevo un referto di due giorni prima e mi sono accomodato nella sala d'attesa aspettando che l'oncologo mi chiamasse. Ogni paziente ha due numeri di riferimento: quello di chiamata e quello dell'ambulatorio (avevo il numero  A135, Ambulatorio n. 9). In genere non si sa quale oncologo ti tocchi, dipende da quello che è di turno quel giorno. Nel mio caso essendo seguito dalla dott.ssa Vanna Chiarion Sileni e dal dott. Jacopo Pigozzo so che troverò uno dei due.
Quella mattina ho trovato il giovane e bravo oncologo dott. Pigozzo che mi ha rispiegato con molta pazienza come intendeva procedere: Cisplatino + Xeloda. Avendo l'esame istologico sul pezzo asportato accertato che l'Her2 è negativo non poteva prescrivermi anche l'Herceptin (principio attivo trastuzumab).
Le caratteristiche e gli effetti collaterali del Cisplatino (153 mg x 1g) li trovate qui. (Sconsiglio la lettura a chi è impressionabile).
Le caratteristiche e gli effetti collaterali dello Xeloda (principio attivo capecitabina) li trovate qui.
E' la stessa cura adiuvante che ho eseguito a Piove di Sacco, tolto il Taxotere, dopo la gastrectomia: Cisplatino + Taxotere + Xeloda. Dopo la visita, l'oncologo mi ha consegnato il foglio della terapia che serve sia alle farmaciste sia all'infermiera per capire cosa ti deve iniettare e cosa devi prendere per casa. Sono andato nella farmacia dello IOV a ritirare le pastiglie da assumere a  casa: Xeloda da 500mg (14g. x 7pastiglie = 98 pastiglie) e l'antiemetico (prevenzione della nausea e del vomito)  Emend, tre pastiglie da prendere una al giorno.
Mi è stato consegnato anche un foglietto che spiegava come prevenire e curare gli effetti collaterali dei chemioterapici che riporto più sotto.
Non mi è stato dato l'interessante libretto che ho trovato più tardi in internet,  predisposto dalle brave infermiere dello IOV,  dal titolo accattivante: "NON SIETE SOLI, NOI SIAMO CON VOI”. "Suggerimenti pratici, tutto quello che può servire per affrontare meglio questo momento della Vostra vita. Ecco come potete vivere più serenamente durante i trattamenti chemioterapici e radioterapici." Le infermiere che lavorano nei reparti oncologici meritano la nostra riconoscenza e gratitudine per l'impegno e la professionalità che dimostrano.
Nell'introduzione al libretto è riportato un aforisma del famoso filosofo tedesco Friedrich Wilhelm Nietzsche: “Il malato soffre più dei suoi pensieri che della malattia stessa". Oibò - ho pensato - forse bloccando i pensieri riesco a fermare la nausea, la diarrea e tutto il resto. Non ci sono riuscito!!
Io avrei riportato anche un altro aforisma di Nietzsche che ben s'addice al mostro che stiamo combattendo: Chi lotta contro i mostri deve fare attenzione a non diventare lui stesso un mostro. E se tu riguarderai a lungo in un abisso, anche l'abisso vorrà guardare dentro di te.
Alla fine del libretto viene riportata una sacrosanta verità di Padre Pio da Pietrelcina: "Ogni giorno è un giorno in più per amare, un giorno in più per sognare, un giorno in più per vivere."
Una descrizione sugli effetti della Chemio si trova anche nel sito dell'AIRC sotto il titolo: La chemioterapia fa male?
Consigli per i disturbi da chemioterapia
Ma torniamo all'iter del day hospital. Dopo aver ricevuto le medicine da prendere per casa si attende la chiamata per la sala di terapia. Vengo chiamato abbastanza presto perché, prima che mi venga iniettato il cisplatino (deve essere preparato ad hoc), al fine di evitare danni renali irreversibili, deve essere favorita prima, durante e dopo la somministrazione del farmaco un’abbondante diuresi.
Una giovane e simpatica infermiera, Chiara, mi fa accomodare su una poltrona e comincia a iniettarmi attraverso il port a cath tutta una serie di liquidi contenuti in sacche. E' una stanza con 5/6 poltrone che si possono regolare elettricamente, in alcune sale ci sono anche uno o due letti. Osservo i miei compagni di avventura, alcuni hanno terapie lunghe altri più corte. Alla mia sinistra c'è un signore più giovane di me che mi dice: Ciao Giovanni. Lo guardo e mi accorgo che lo conoscevo, gli chiedo scusa di non averlo riconosciuto subito e, come avviene spesso in questi casi, ci scambiamo informazioni sulle nostre patologie. Chi ha una lunga terapia può vedere parecchie persone alternarsi alle sedie; è un'umanità varia, quasi sempre triste, sofferente e quindi non è facile approcciare un dialogo. Alcuni stanno facendo terapie da lungo tempo, altri sono alle prime esperienze. La mia terapia dura quattro ore e mezza, ma per fortuna Chiara cerca di tenerci su di giri, ma non è facile!
Un discorso a parte merita lo Xeloda, l'altro chemioterapico da prendere a casa,  mette nausea solo a vederlo. Ti verrebbe la voglia di spezzare le pastiglie a metà, ma non si può. La quantità di Xeloda da prendere, come anche il cisplatino, è legata alla superficie del corpo, che si calcola con questa formula: Area Superficie Corporea (m2) = [(Altezza (cm) X Peso (kg) / 3600)]1/2. La spiego: si moltiplica l'altezza per il peso, si divide per 3600 e si estrae la radice quadrata, facile no!! Un signore della stanza ci suggerisce, per evitare la nausea, di usare  coca cola senza zucchero. Per degassarla basta mettere un po' di zucchero, provate, è una bella reazione chimica.
Trovo in rete una signora che, a proposito dello Xeloda, afferma: Negli ultimi due cicli ne avevo talmente la nausea che qualcuna l'ho buttata di nascosto. Il solo tintinnio nella scatoletta mi dava il vomito .. Sono cose che si fanno quando non ne puoi proprio più! Però grazie al cielo anche con qualche xeloda in meno è tutto a posto.
Non si può fare, visto anche il costo del medicinale!! Una terapia di 14 giorni di Xeloda è dura, speriamo che serva. Le reazioni avverse che ho riscontrato sono state: disturbi gastrointestinali (specialmente diarrea, nausea, vomito, dolore addominale, stomatite), affaticamento e astenia. Il secondo round l'ho fatto il 12/09/2013, alle ore 10.00, con numero di chiamata A026, in altra sala con un'altra brava infermiera, Mariella. Il terzo round è previsto per il 3 ottobre 2013, numero di chiamata A042.

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