sabato 20 luglio 2013

Mi hanno inserito un port, sapete cos'è?



Equipe Chirurgia Oncologica dello IOV
Giovedì mattina, come aveva richiesto l'oncologo, il chirurgo oncologo dott. Matteo Cagol (in piedi a destra) dell’Unità Operativa di Chirurgia Oncologica dell’Istituto Oncologico Veneto (IOV), responsabile dott. Carlo Castoro (in piedi a sinistra), mi ha inserito il port a cath (significa=serbatoio con catetere). Nella foto mancano alcuni infermieri e i seguenti medici: dott.ssa Rita Alfieri, dott. Marco Scarpa, dott.ssa specializzanda Alessandra Fasolo.
Il tutto è avvenuto improvvisamente, con preavviso di solo un'ora. La sala operatoria si era liberata perchè era saltato all'ultimo minuto un intervento importante. Ho scoperto che l'intervento chirurgico impegnativo non era stato eseguito perché non era disponibile un posto letto in rianimazione. Quando sono stato gastrectomizzato, dopo l'intervento, mi hanno portato in una normale stanza  da sei letti. Macché rianimazione - mi ha detto il chirurgo - sei sano come un pesce. Modo di dire di altri tempi, ora non vale più! Anche i pesci si ammalano!

Mi trovavo già in Ospedale, faccio il volontario a tempo pieno, quando mi hanno comunicato che potevo fare l'intervento per il port. Prima però dovevo effettuare un prelievo venoso  per verificare i tempi di coagulazione del sangue.  Constatato che il PT e il PTT erano nella norma, hanno dato l'ok. Quick/tempo di protrombina (PT): indica il buon funzionamento di uno dei meccanismi della coagulazione (via estrinseca). È sensibile ai fattori vitamina K dipendenti e agli anticoagulanti orali (dicumarolici). Uomo/donna: 12-15 secondi. Uomo/donna: attività protrombinica: 70-100%. Valori maggiori: carenza di alcuni fattori della coagulazione, malattie del fegato, carenza di vitamina K, terapie con anticoagulanti.
Tempo di tromboplastina parziale (PTT): valuta il processo di coagulazione del sangue in rapporto ai fattori della «via intrinseca» ed è sensibile ai fattori antiemofilici ed alla terapia con eparina.
Uomo/donna: 25-40 secondi. Valori maggiori: carenza di alcuni fattori legati alla coagulazione. Colloquio con la simpatica e giovane anestesista dott. ssa Elisa Granziera. Dopo l'ok dell'esame del sangue e della anestesista, una simpatica OSS mi ha preparato per l'intervento rasandomi il petto e mettendomi un camiciotto bianco aperto sul retro. Mi ha accompagnato fino alla sala operatoria passando attraverso il corridoio del primo piano del chiostro. Dovevo essere un po' ridicolo con quel camice bianco, perchè i pazienti in attesa di visita che incontravo, in particolare una signora mia vicina di casa, mi guardavano con curiosità. Si saranno chiesti: Dove cavolo lo stanno portando questo settuagenario così vestito? La distanza tra la sala operatoria e il reparto di chirurgia oncologia è notevole e quindi la sfilata con quel camiciotto bianco è stata imbarazzante ma anche divertente; sembravo  un indossatore di altri tempi o uno venuto da altro pianeta. Arrivati nella presala operatoria ho incontrato un bel gruppo di infermieri: la giovane simpatica e brava anestesista dott.ssa Elisa, la sua aiutante e il chirurgo dott. Matteo. Mi si avvicina un giovane infermiere Alberto, qualcuno li aveva informati che ero stato preside dell'ITIS "Marconi" oppure

dott. Cagol sul campanile

di Val Montanaia
Alberto si ricordava il nome e mi dice che ero stato il suo preside.  Fa piacere che gli allievi della scuola che hai diretto, frequentato e dove hai insegnato, riconoscano il loro preside. Molto spesso, quando chiedo alle persone che incontro: Come si chiamava il tuo preside? Mi rispondono: Non lo ricordo! Alberto, diplomato nel 2002 perito elettrotecnico, aveva optato per la laurea triennale, invece di progettare impianti elettrici, in scienze infermieristiche ed era finito in sala operatoria. Anche Marco, un infermiere più anziano, mi confessa di essere un perito agrario. Le vie del signore sono infinite, non è raro che si faccia un lavoro non in sintonia con il diploma. Esempi ecclatanti sono Flavio, diventato sindaco e Diego, giudice. Mi dispiace di non ricordare i nomi degli altri, tranne Sonia con la quale ho avuto un veloce e piacevole colloquio. Subire un intervento in anestesia locale, anche se soft come quello dell'inserimento del port, ricordo che sono stato gastrectomizzato, è sempre interessante. Sei uno spettatore obbligato, in balia di chirughi, anestesisti e infermieri. Cogli le eventuali difficoltà dell'intervento, senti quello che dicono, ma fortunatamente non vedi quello che ti fanno. Dolore quasi nullo, tranne quello causato dall'ago che inietta l'anestetico. Se poi il chirurgo è spiritoso, loquace, estroverso e alpinista come il dott. Matteo, l'intervento direi che quasi, quasi diventa piacevole (scherzo!).
Il petto non è mio
Non ho visto quasi nulla, ero girato e parzialmente coperto, ho solo intuito, tramite le spiegazioni e le risposte alle mie domande, quello che stavano facendo. Essendo curioso sono andato a vedere il filmato di un intervento simile al mio. Guardate questo video del prof. Marco Rovati. Lo sconsiglio a chi è impressionabile.
Sono rimasto un po' in stand by dopo l'intervento, poi un OSS mi ha aiutato a vestirmi e mi ha riaccompagnato in reparto in attesa della lettera di dimissioni. Per fortuna non avevo più il camiciotto e nessuno mi osservava con curiosità! Alle 16 sono stato dimesso e sono andato nell'ufficio dell'Associazione IASI-Pronto Anziano, dove abbiamo l'help line per anziani, adulti e giovani. Nella lettera di dimissioni si legge: Giovanni è stato sottoposto al programmato posizionamento di Port a cath per puntura ecoguidata della vena anonima destra. Segnalo che la sutura cutanea è un filo intradermico riassorbibile per cui non sono necessarie ulteriori medicazioni. La medicazione può essere rimossa tra 10 giorni. Terapia con Clexane 4.000 U, una iniezione al giorno.
Nel sito dello IOV ho trovato un utile e interessante libretto "Il port - Guida per il paziente" a cura dell'Unità operativa di anestesia, è utile leggerlo. Ecco l'inizio:  Il port è un dispositivo totalmente impiantabile che permette la somministrazione di farmaci nel sistema venoso. Esso è costituito da un serbatoio o camera e da un catetere ad esso collegato. La camera, di forma circolare, con un diametro di circa 3 cm, è in titanio, materiale amagnetico che non è rilevabile ai metal detector e non costituisce una controindicazione alla risonanza magnetica. La parte superiore del serbatoio è formata da una membrana di un particolare tipo di silicone autosigillante facilmente perforabile, che si richiude automaticamente dopo ogni iniezione. Il catetere venoso centrale è un “tubicino” flessibile, collegato al serbatoio, che viene posizionato in una grossa vena. [La prescrizione dell'impianto è prevalentemente oncologica e viene utilizzato al fine di garantire un accesso venoso centrale sempre disponibile per chemioterapie infusionali, esami contrastografici e prelievi ematici, evitando il continuo repere di vene periferiche. Si tenga inoltre presente che altrimenti, alcuni farmaci utilizzati in chemioinfusione continua risulterebbero a lungo termine lesivi per l'endotelio delle vene periferiche, senza contare l'ulteriore possibilità di stravaso e di tossicità per i tessuti periferici. Il "port-a-cath" è perforabile all'incirca 2000 volte. wikipedia] Dopo il posizionamento del port, mi verrà consegnato un tesserino con tutte le informazioni che riguardano tale presidio (data del posizionamento, accesso venoso utilizzato, modello di port etc.).
Tra non molto il port verrà usato per la chemio. Grazie all'equipe per l'ottimo intervento. Martedì incontro con l'oncologo per definire il protocollo chemioterapico. Speriamo che me la cavo!!!

9 commenti:

  1. Trovo nel blog "Oltre il cancro" un post di rominafan dal titolo: Io e il port, un rapporto conflittuale. Una simpatica descrizione del conflitto tra romina e il suo port. Avevano detto che il port non si sarebbe assolutamente visto, quindi perchè – di grazia – avevo un affare grosso come un mandarino sottopelle?! http://oltreilcancro.it/2011/06/04/io-e-il-port-un-rapporto-conflittuale/

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    1. Ecco un altro pezzo divertente del racconto di Romina: Una volta accadde una cosa clamorosa. Avevo tolto il port da poco ed ero al locale di mio padre. Una vecchina (solito prototipo della vecchia gufa che si riconsola nel vedere giovani in scarsa salute) fissò la mia cicatrice e disse:
      “Signorina, cos’ha fatto lì? Ha problemi di cuore?!”
      Dato che non avevo la minima intenzione di affrontare l’argomento in quel momento, specialmente in un luogo pubblico davanti ad altre 20 persone, risposi con la più spudorata dalle facce di bronzo: “No, è l’appendicite.”
      E già qui i clienti che conoscevano la mia storia sghignazzavano.
      “Ah, anche mio nipote ha avuto l’appendicite, però a lui è venuta più giù..”

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  2. Pensavo, nella mia ignoranza, che vena anonima significasse sconosciuta, invece scopro che si chiamano così le vene brachiocefaliche (destra e sinistra), dette anche tronchi brachiocefalici o vene anonime. Sono vene che originano dalla unione della vena succlavia con la vena giugulare interna, e dirigendosi dalle articolazioni sterno-clavicolari verso il basso, si uniscono in un unico grosso vaso: la vena cava superiore. Ora sono più tranquillo!!

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  3. Questa mattina ho trovato un chirurgo che mi ha detto: Perché hanno messo il port a destra se non sei mancino? Ho risposto: Non lo so!!

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    1. Mi hanno detto che la decisone se metterlo a destra o a sinistra dipende dall'anestesista

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  4. A chi mi chiedeva: Cos'è quel cerotto vistoso che esce dalla camicia? Rispondevo orgoglioso: Mi hanno messo un port a cath!! Attenzione, però - mi dice una bella bionda - può infettarsi!! Speriamo di no - le rispondo.

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  5. Questa mattina ho chiesto ad una giovane infermiera se per cortesia mi cambiava il cerotto esterno che a causa del caldo si stava togliendo. Me l'ha cambiato con maestria. Proviene da Torino, ha la maturita scientifica e la laurea in scienze infermieristiche. Ha partecipato ad un concorso per un posto bandito dall'Azienda Ospedaliera Padova (erano in 2000). E' arrivata 48esima, ma nel giro di alcuni mesi è stata ripescata. Mettono a concorso pochi posti per non attirare troppi candidati, ma poi pescano dalla graduatoria degli idonei.

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  6. Incontri nel reparto...trovo seduto sul divano del corridoio una ex collega di fisica che è venuta a medicare una ferita...le hanno tolto tempo fa un piccolissimo neo, scoperto casualmente, non più grande di un puntino...l'esame istologico ha evidenziato essere un melanoma allo stadio iniziale...mi hanno scavato due mesi fa...ora, ogni 5 giorni viene a medicare la ferita che non si rimargina...in bocca al lupo mia cara collega.

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  7. Chi desidera approfondire il tema del Catetere Venoso Centrale (CVC) può leggere queste 100 pagine di linne guida: http://www.policlinico.unict.it/Info/catetere.pdf

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